23 MAGGIO E 19 LUGLIO 1992: due date da non dimenticare

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23 MAGGIO E 19 LUGLIO 1992: due date da non dimenticare

Il 9 maggio 1978, data della tragica morte di Peppino Impastato, fatto uccidere dal boss Gaetano Badalamenti, non fu l’ultima data degli omicidi della mafia, caddero molti altri uomini che facevano soltanto il loro lavoro, servire lo Stato e difendere i diritti dei cittadini, come Rocco Chinnici e molti altri.

Fino al 1992 ci fu un boom di omicidi commessi dalla mafia.

Il 23 maggio di quell’anno, uno dei membri del POOL ANTIMAFIA, ovvero il giudice Giovanni Falcone venne ucciso, o meglio, venne fatto saltare in aria insieme alla moglie Francesca Morvillo, agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.  Una grande quantità di tritolo messa sotto l’autostrada verso Palermo all’altezza dello svincolo di Capaci, esplose con la potenza distruttiva di un terremoto .

A premere il ‘’bottone’’ che ha causato l’esplosione fu il mafioso Giovanni Brusca, lo stesso che farà uccidere il bambino Giuseppe Di Mattteo, figlio del pentito Santino.

Giovanni Falcone se lo aspettava, sapeva che la battaglia che stava combattendo avrebbe portato alla sua morte, così chiese allo Stato un elicottero per arrivare a destinazione dall’aeroporto, ma lo Stato non accettò la richiesta, così il giudice capì che anche pezzi dello Stato erano collusi con la mafia.

A parlarci di Giovanni Falcone è stato un ex magistrato Pietro Grasso, già presidente del Senato, che nella sua intervista ha spiegato che le vere cose importanti per distruggere la mafia sono due:

-dare lavoro ai cittadini in modo tale che non vengano presi a lavorare a nero dalla mafia;

- sequestrare i beni alla mafia.

A distanza di nemmeno due mesi fu ucciso anche un altro magistrato, Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992.

Anche lui vittima di Cosa Nostra nella strage di via D'Amelio insieme ai suoi agenti di scorta, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Anche loro morirono con un'autobomba che fu fatta esplodere sotto casa della madre a Palermo.

Con la morte dei due magistrati andò in fumo il progetto POOL ANTIMAFIA presieduto da Antonino Caponnetto. Sembrava davvero che tutto fosse finito!

 

Dal punto di vista di noi ragazzi, che dire, tutte queste morti sono state causate dal fatto che lo Stato non è mai stato così presente da riuscire a fermare la mafia, perché anche al giorno d’oggi, molte persone che lavorano con lo Stato sono ‘’corrotte’’, i cosiddetti ‘’colletti bianchi ma sporchi’’ che lavorano in combutta con la mafia in cambio di voti elettorali.

 

Personalmente credo che non si debba aver paura di queste associazioni criminali, perché se solo saremo tutti più uniti nel condannarla, nel ripudiarla con sdegno, non ci sarà tanta paura e tanta omertà.

Come canta Lidia Squillaci, cantante palermitana, “No, Noi non siamo Capaci”!

https://youtu.be/2qA99yh1Gu0

E.V. classe 3 L

Video montato da R. D’O. ed I.M. classe 2 L